PROLOGO: Revelation, Texas
Alla fine, purtroppo, i pezzi
erano andati al loro posto.
Tutto era cominciato quando,
per un gioco, una prova di coraggio, la banda degli Irregolari di Hollow Creeek aveva accidentalmente scatenato i Tredici Spettri dello Zodiaco Nero.
Tali spettri, in vita, erano
stati uomini, donne e bambini di indicibile malvagità, nati sotto dodici
costellazioni maledette: Il Bambino
Primogenito, La Donna Prigioniera, il Torso, l’Amante Avvizzita, il Principe
Sfigurato, la Principessa Iraconda, la Pellegrina, il Grande Bambino e la Madre
Crudele, il Martello, lo Sciacallo, il Golem, il Re Tradito. Quando la
morte li aveva reclamati, la loro essenza era rimasta ad aleggiare nei dintorni
di Revelation, in attesa di qualcuno che permettesse loro di tornare ad
interagire con il mondo fisico…
Quando gli Irregolari avevano
aperto un varco, si era offerta una possibilità unica: non essendoci nessun
consanguineo da possedere, non essendoci in città nessuno con lo stesso cuore
nero, avevano adottato la tattica del ‘Cavallo di Troia’.
Avevano preso possesso del più
giovane membro degli Irregolari, Dennis
Plugger, che subito dopo era caduto in coma.
Credendo che gli Spettri
fossero ancora discorporati, la SIS aveva fatto trasferire d’urgenza il ragazzino alla
Clinica Kirby.
E adesso che avevano un ospite
ed avevano superato le difese, gli spettri si erano scatenati! Nella camera
dove si trovava Dennis, il primo a cadere era stato il padre di Dennis, Carl,
sotto gli artigli dello Sciacallo. E la madre, Andrea, che istintivamente si
era gettata su suo figlio per proteggerlo, ora giaceva inerte sul letto, mentre
le lenzuola si imbevevano del suo sangue che scendeva dalla gola trafitta.
E, sul letto, non sedeva più
Dennis Plugger, ma il Bambino Primogenito, dal volto impiastrato di sangue e un
sorriso spaventoso nella sua crudele allegria…un sorriso rivolto alla figura
rettiliana riversa a terra, a stento cosciente, della extraterrestre M’Rynda,
la figlia del capo della SIS.
Confusa, dolorante per i colpi
ricevuti da uno degli spettri, M’rynda cercò di alzarsi in piedi appoggiandosi
alla parete. Tossiva e sangue le colava dalla bocca. Sapeva che a quel punto
solo un miracolo poteva salvarla. Doveva avere delle ossa rotte…e lo spettro
che l’aveva colpita era ancora invisibile…
E, in quel momento, le apparve:
torreggiante, un fascio di muscoli di acciaio, il volto deformato da un ghigno
osceno. Il Golem, che in vita aveva mietuto vittime per il solo piacere di
farlo, con le sue nude mani, ora era pronto a continuare la sua sinistra opera
con la rettiliana…
MARVELIT presenta
REVELATIONS
Episodio 8 - Il Sacrificio
Il Golem stava per calare il
suo massiccio pugno, quando la parete di fronte a lui esplose! Come un missile,
una enorme e ringhiante figura scagliosa, il collo e le braccia coperte da una
folta pelliccia chiara, un incrocio fra un rettile ed un qualche mammifero
lupino, si gettò addosso allo Spettro!
Preso di sorpresa, grugnendo,
il mostro fu scaraventato contro la parete. Il cemento rinforzato non si
frantumò, ma si riempì di una ragnatela di crepe.
“Zed!” esclamò M’rynda…un attimo prima di perdere di nuovo
l’equilibrio. Ma questa volta, cadde fra le forti braccia di un altro
rettiliano, dalle scaglie verdi, come lei simile ad un velociraptor evoluto,
indossante un costume-armatura nero e argento. “Padre…”
La creatura, che aveva da
tempo abbandonato il suo nome nativo, per adottare quello di Solomon Quinn, in rispetto della città
che li aveva adottati senza riserve, aiutò la figlia a sostenersi. “Ti porto al
sicuro, pulcino. Non agitarti, andrà tutto bene…” Si voltò e si diresse verso
lo squarcio, dove li attendeva una piattaforma fluttuante. “Zed, buttalo fuori
da qui!”
L’alieno ibrido
mammifero/rettile, occupato fino a quel momento a tempestare di colpi il Golem,
abbassò di scatto la testa e gli afferrò la gola. Con un potente colpo di reni,
lo scaraventò fuori dalla stanza.
Zed grugnì, soddisfatto…quando
qualcosa lo colpì al fianco, aprendo quattro ferite parallele!
Incredulo
più che dolorante, si voltò di scatto…per incontrare il volto ghignante e
bestiale dello Sciacallo. Lo Spettro colpì di nuovo, questa volta al muso,
scavandovi altre ferite. Zed cercò di reagire usando i propri artigli a sua
volta, ma lo Spettro, ridendo, li scansò facilmente. Le due figure si
fronteggiavano, con in mezzo il letto di Dennis… E il Bambino Primogenito
continuava a restare lì, a sorridere…
Il Golem atterrò nel parco,
sfondando un olmo. Si rialzò, senza avere il minimo graffio -niente poteva fare
male ad una creatura immortale, nutrita dal proprio infinito odio…
Una
mano enorme, dalle scaglie blu-notte, gli afferrò la spalla. Un secondo dopo,
come un inerte pupazzo, si ritrovò piantato al suolo da Bob, l’Annichilatore! La potente creatura biosintetica sollevò lo
Spettro e ripeté il trattamento, e ancora e ancora…fino a quando, il Golem si
dissolse fra le sue mani. Perplesso, Bob osservò il proprio palmo vuoto, poi
attivò i sensori alla ricerca di tracce del nemico.
Se i genitori di Dennis
fossero stati vivi, avrebbero avuto da ridire, e giustamente, su quell’inaspettato
sviluppo della battaglia. Ma loro erano morti, e Zed doveva salvarsi la pelle.
“Avevo ragione, dunque. Se muore lui, non avete più nessuno a cui appoggiarvi.”
Lo Sciacallo esitava. Il
Bambino Primogenito aveva un’aria corrucciata, mentre osservava la zampa
artigliata chiusa intorno al suo collo. Non disse nulla, si limitò a sollevare
lo sguardo verso l’alieno.
Intanto, Solomon e sua figlia
erano saliti sulla piattaforma. “Zed, vieni via, presto! Dobbiamo portarla a
casa, e…Zed!”
Improvvisamente, al posto del
Bambino Primogenito c’era la figura dell’Amante Avvizzita, il cui corpo era per
metà coperto di terribili ustioni!
L’intera stanza esplose in una
fiammata spaventosa.
“ZED!” La metà rettiliana del suo amico apparteneva ad una razza
ignifuga, ma questo non voleva dire che…
Le paure di Solomon svanirono
quando vide Zed emergere con un salto da quell’ambiente infernale. Con una
capriola a mezz’aria, Zed raggiunse la piattaforma. A quel punto, senza perdere
un istante, Solomon diresse l’apparecchio verso casa. Poi, attivò la
radiocuffia. “Sceriffo Trainor, mi
sente?”
Il tutore della legge di
Revelation stava arrivando in macchina a manetta. Seduto accanto a lui stava
l’ex cacciatore di taglie e ora membro del SIS O.Z. Chase. “Forte e chiaro, Solomon. Cosa diavolo sta succedendo?
Qui giungono rapporti a dir poco confusi, e Beau mi ha appena detto di un
incendio scoppiato in ospedale…”
La voce di Quinn lo ragguagliò
su ogni dettaglio, inclusa una ridda di supposizioni che coincidevano, come si
sarebbe scoperto dopo, con quelle di M’rynda. Lo sceriffo ascoltò con attenzione,
la faccia cupa. Alla fine disse, “E poi dicono che i fantasmi sono stupidi.
Temo che tu abbia ragione, Sol: queste carogne avevano un bel piano.”
“Temo ci sia dell’altro,”
disse l’alieno, mentre arrivavano alla villa. “Hanno fatto dei gran danni, ma
si comportano come se stessero cercando di sviare l’attenzione.” Quando ancora
viveva sul suo pianeta natale, Solomon aveva contribuito alla sconfitta di una
civiltà nemica che voleva invaderli. Da quelle esperienze in campo militare, in
qualità di alto generale di flotta, aveva imparato ad esaminare le sfumatura di
una situazione, invece di gettarsi a testa bassa in essa…
“Ne sei sicuro?”
“Sì. Hanno fatto molta scena,
qualche danno, ed hanno dimostrato cosa potrebbero fare se veramente volessero
scatenarsi.”
“Se volevano tenere un profilo
basso, perché distruggere mezzo ospedale?”
“Dennis
Plugger. È il loro solo legame con questo mondo; devono proteggerlo e
soprattutto tenerlo lontano da ogni pericolo. Non sarei sorpreso se le squadre
di soccorso non ne trovassero traccia. E ora mi scusi, Sceriffo, ma devo occuparmi
di mia figlia. Chiudo.”
L’auto dello Sceriffo si fermò
nel parcheggio dell’ospedale, in mezzo ad una rissa di ambulanze, personale
medico, camion dei pompieri e vigili del fuoco.
Appena Trainor fu sceso, il
capo dei Pompieri gli si avvicinò. “L’incendio è quasi domato, capo. Il
materiale ignifugo ha tenuto bene, però…”
“Nessuna traccia del giovane
Plugger, vero?”
L’uomo annuì con espressione
perplessa. “Come faceva a saperlo?”
“Diciamo una fortunata
intuizione.”
“Ad ogni modo, in quella
stanza ci sono solo i genitori del ragazzino. Più morti che non si può. Allora,
che sta succedendo?”
“Solo
un’invasione di fantasmi,” intervenne O.Z., poi, “Avete visto Cerbero?”
I suoi occhi erano diventati
due pozze rosse e feroci, come sempre gli capitava durante la caccia.
Si fermò in una radura,
annusando istintivamente l’aria, cercando tuttavia di orientarsi non con i
sensi donatigli da madre natura, ma con quelli che suo padre gli aveva fornito…
Finalmente, trovò la pista
giusta. Sentiva di dovere avvertire il suo compagno umano, ma non c’era tempo.
Ogni secondo era importante, c’era una vita innocente in pericolo!
Cerbero
sbuffò e riprese a correre.
Quando Solomon, accompagnato
da Bob, rientrò negli uffici della SIS, trovò ad attenderlo un’altra celebrità
di Revelation: Desiree Longbow,
commerciante di antiquariato, sciamana e consulente della squadra speciale.
“Come stanno M’rynda e Zed?” chiese. Solomon non si sorprese che sapesse tutto,
quella donna aveva letteralmente il terzo occhio.
“Bene,” rispose. “M’rynda
dorme in una vasca rigenerante. In un paio di ore, dovrebbe riprendersi. Zed la
sta vegliando.” Le ferite inflitte dallo Sciacallo erano numerose, ma non gravi
per una pellaccia come la sua. E, pur senza dirlo apertamente, avrebbe ucciso
chiunque avesse provato a farlo dormire mentre i naniti facevano il loro lavoro
per guarirlo: Zed amava M’rynda come una sorella.
Desiree annuì. “Ti devo
chiedere scusa per avere…intercettato la tua chiamata.” E nel dire questo,
mostrò il suo ‘terzo occhio’ -un ciondolo la cui superficie era uno specchietto
finemente lavorato. Uno specchio molto speciale, capace di vedere nel tempo.
Solomon si sedette. “Nessun
problema. Allora?”
“Concordo con te: i Tredici
Spettri non stanno cercando lo scontro diretto. Non ancora. Il loro solo ospite
è troppo fragile.”
“Stanno cercando dei corpi più
adatti. Ma dove li trovano? A Revelation non c’è nessuno in vita malvagio come lo erano stati loro.”
“Ti sbagli. Dei candidati
adatti ci sono.”
“Cosa vuol dire, ‘candidati’?”
fece Derek Trainor, entrando in quel momento insieme a O.Z.
“Quinn, è attivo il
collegamento satellitare con Cerbero?” chiese l’uomo, andando alla sua
scrivania. Era raro vederlo agitato, anche se si dava da fare per controllarsi.
Il rettiliano annuì. “Clicca
sull’icona.” Per quanto Chase si fosse dimostrato riluttante, Solomon aveva
insistito almeno per uno speciale microchip che avrebbe permesso di monitorare
la posizione del wolfdog in tempo reale. Se fosse stato una femmina, adesso
l’uomo lo avrebbe baciato per la gratitudine… “E muoviti, specie di baracca
elettronica.”
Desiree proseguì. “Un essere
umano, spiritualmente parlando, è un insieme di potenzialità. Bene e male sono
in costante conflitto. In alcuni soggetti, la tendenza al male viene
dall’eredità generazionale.”
“Se uno è figlio di un verme,
è destinato a diventare verme a sua volta?” fece Trainor, scettico. Se quella
regola fosse stata vera, Revelation sarebbe stata un deserto da anni…
Desiree scosse la testa. “Non
sono stata abbastanza specifica: intendevo dire che se in famiglia ci sono
stati degli antenati totalmente votati all’Oscurità, non semplicemente della
gente con un cattivo carattere o dei problemi mentali, se il loro spirito
stesso è stato corrotto, allora i loro discendenti possono maggiormente percepire
il fascino del male.”
Trainor si sforzò di pensare a
qualcuno o a qualche famiglia che rispondesse a tali requisiti… Per fortuna,
era un licantropo con una buona memoria oltre che una lunga vita. Era di fatto
il secondo sceriffo della città, e ne aveva visti di immigrati provenienti da
ogni dove, tutta gente con una storia da fare impallidire quella della famiglia
Quinn …
E ricordò! “I Carpenter!”
“Trovato!” esclamò Chase quasi
allo stesso istante. “Sta tornando al cimitero… Mi gioco il fucile che è sulle
tracce del ragazzino.”
Trainor fece tanto d’occhi.
“Un individuo che è stato teleportato a mezzo di magia? E come lo saprebbe? Annusa
l’etere?”
Chase si alzò in piedi. Prese
il fucile a canne mozze dalla fodera della schiena e controllò il caricatore.
“Esatto. Il bastardone è degno figlio di suo padre. È questo il guaio. Ho bisogno di Bob, Solomon.”
“Hai paura che gli spettri
possano ferire Cerbero?” chiese di riflesso Trainor, dimenticandosi di quello
che aveva appena sentito.
“No.” Chase si diresse verso
la porta, cappello calcato sulla testa e fucile in spalla. “Ho paura che li
faccia fuori tutti, ragazzino compreso. Andiamo, Bob.”
Solomon si precipitò fuori.
“Aspetta un attimo! Che cosa vuoi dire, Chase? Cosa..?”
L’uomo si voltò. “Ti giurò che
ti darò le dovute spiegazioni appena questa missione del piffero sarà chiusa.
Adesso, per favore, a meno che tu non voglia unirti a noi, non farmi perdere
altro tempo.” Inforcò gli occhiali dalle lenti a specchio. “Fidati, OK?” E salì
a bordo del suo fidato camioncino. “A bordo, bestione, che il tempo è breve. Te
lo restituirò intero, Sol. Spero.”
“Solomon,” disse Desiree dalla
soglia. “C’è bisogno di te qui. Lascia che loro facciano quello che devono.”
Solomon ringhiò sommessamente,
e tornò dentro. Ci mancava anche questa..! “Allora, Derek? Cosa dicevi sui
Carpenter?”
Quello lanciò un’occhiata alla
porta, poi tornò a focalizzarsi sull’argomento. “Eh? Oh, sì. Dunque, i Carpenter
sono una delle famiglie più vecchie della città, anche se io preferisco pensare
a loro come ad un clan. Come tanti altri, fuggivano dalle persecuzioni religiose
in Europa. Non erano i tipi da ispirare fiducia al primo sguardo: nonno Zeb in
particolare ti guardava in quel modo che ti faceva pensare a come ti avrebbe
condito per la cena. Erano lui, sua moglie e due figli, un maschio e una
femmina -Chris e Nina, così giovani e già figli di puttana. Non era proprio una
famiglia felice, ma fin dal primo giorno si erano messi a lavorare di lena.
“Una cosa strana che successe
poco dopo il loro insediamento fu la sparizione dei coyote. Scoprimmo che il
vecchio Zeb dava loro la caccia ogni volta che poteva. Da noi la caccia è ancora
proibita, a meno sia motivata da gravi necessità, e il vecchio bastardo aveva
rischiato come minimo l’espulsione dalla comunità…ma lo scoprimmo solo dopo la
sua morte.
“Quando divenni sceriffo, i
nonni Carpenter erano morti da un po’. I ragazzi erano cresciuti, avevano
smesso di fare i teppisti e avevano cominciato a costruirsi una vita. Si sono
sposati, hanno avuto dei figli e la linea di sangue è andata avanti. Anche i
coyote erano tornati… Tutto normale, direte voi, ma per quanto mi riguarda
quella gente mi ha sempre trasmesso una strana sensazione… Insomma, li
detestavo francamente. Non so perché; non mi avevano fatto nulla, erano membri
della comunità come gli altri…ma mi facevano sentire come se dovessi
trasformarmi e ucciderli. E poi, gli occhi: negli occhi dei Carpenter, ogni
tanto, se ci fate attenzione, c’è lo stesso sguardo del loro avo. Come se ci
fosse qualcosa di marcio nel loro profondo. Qualcosa che può saltare fuori e
morderti quando meno te lo aspetti.” Trainor scosse la testa. “Però, non ce li
vedo a fare le schifezze che avevano fatto gli Spettri in vita. Nessuno di loro
ha mai agito come la Grande Madre, per dirne una…” In vita, quello spettro
aveva trasformato il concetto di famiglia in qualcosa di osceno. Ciclicamente,
la donna aveva rapito bambini e ragazzi per farli diventare i compagni di
giochi del suo deforme figlio. Giochi che finivano inevitabilmente in un solo
modo… Ma il peggio era il destino riservato ai corpi, che venivano
letteralmente cotti per farli diventare pietanze per gli ospiti e gli eventi
sociali. Sapendo del fine fiuto di Trainor, la donna imbottiva di spezie le sue
‘specialità’…fino al giorno in cui il licantropo non sentì l’odore di una
vittima non condita nel fiato del figlio pazzo. La donna uccise prima il figlio
e poi sé stessa con il veleno per sfuggire all’ira della folla… No, i Carpenter
non si avvicinavano minimamente a simili livelli!
Desiree si fregò il mento. “I
Carpenter le hanno mai detto perché i loro avi erano perseguitati dalla
Chiesa?”
“No. Sono sempre stati
riservati sull’argomento, ma qualunque fosse la fede dei loro avi, di sicuro
l’attuale generazione frequenta assiduamente la chiesa locale. Non hanno
mancato una messa…”
Desiree
si alzò in piedi. “Venite al negozio. Voglio farvi vedere una cosa. Solomon,
lei ha uno scanner portatile per immagini?”
“Ah,
sì.”
“Lo
porti.”
“Bob, Cerbero è ancora lì?”
“Affermativo, Mr. Chase,”
rispose dal vano posteriore la creatura senza muovere la bocca, la voce da
un’unità nel collo. “La creatura organica designata come ‘Cerbero’ è appena
entrata nel Giardino delle Anime Perdute. La sua velocità di spostamento si è
ridotta a…”
“È vicino alla preda,
maledizione!” Chase doveva prendere una decisione, e subito! Strinse i denti e
disse, “Bob, ascoltami bene: precedimi, mettiti fra Cerbero e quel moccioso.
Cerca di trattenere il primo, a costo di permettere la fuga del secondo. Sono
stato chiaro? È tassativo che quei
due non vengano alle mani!”
Gli
occhi gialli dell’Annichilatore brillarono per un attimo di una luce più
intensa. “Istruzioni ricevute e chiare, Mr. Chase.” E saltò giù dal furgone.
Liberato dal suo peso, il veicolo fece un balzo in avanti. Chase premette a
fondo l’acceleratore, dando fiato al motore truccato. Dio, solo un favore: non farmi avere un incidente ora, o saranno in troppi
a doverne soffrire le conseguenze! Voltò lo sguardo verso l’alto, in tempo
per vedere la massiccia figura di Bob volare verso la sua destinazione.
Ma’ Rose’s Antiques
Il negozio era una piccola miniera
per turisti. Una cosa bisognava dire, di Desiree: non esponeva cianfrusaglie da
poco, là dentro. Ogni articolo era strettamente genuino, degno del suo prezzo.
Ma anche quelle erano
cianfrusaglie, se paragonate al vero
tesoro, nascosto nel retrobottega che era anche la dimora della sciamana…
Le mani delicate, scolpite dal
sole e dal deserto, sfogliarono uno spesso volume pieno di stampe e fotografie.
Lì dentro, perfettamente conservate, giacevano le memorie di Revelation fin dal
giorno della sua fondazione.
In un silenzio quasi
religioso, Desiree girò pagina dopo pagina, fino a quando non giunse ad una
foto in particolare. Ritraeva un gruppo di carpentieri in fiera posa di fronte
all’erigenda nuova scuola. Per la cronaca, il vecchio edificio era stato dato
alle fiamme dal Bambino Primogenito, primogenito diventato unigenito dopo avere
ucciso sua sorella in un incidente così
ben simulato che lo si scoprì solo dopo la sua morte, leggendo il suo
diario…
“Eccolo,” disse Trainor.
“Nonno Zeb. Al centro della scena, naturalmente. Quando si trattava di fare
vedere quanto era bravo, era capace di rubare la scena come pochi.”
Desiree osservò l’immagine in
bianco e nero, ancora perfetta nonostante gli anni. Alla fine, si spostò dalla
scrivania e disse, “Solomon, lo scanner.” Indicò un punto sulla foto. “Evidenzi
ed ingrandisca l’immagine. La proietti, in modo che sia ben visibile a tutti.”
Il rettiliano obbedì. Passò il
compatto apparecchio sul punto richiesto, e dopo pochi secondi una nitida
immagine bidimensionale apparve a mezz’aria. L’area evidenziata era il torace
di Zeb Carpenter…in particolare, un ciondolo che spiccava sulla pelle
abbronzata.
Un ciondolo che mostrava un
serpente avvolgere la Terra nelle proprie spire, mentre la sua bocca si
preparava a fagocitare il pianeta.
“Ecco la causa del suo disagio
nei confronti dei Carpenter, Sceriffo.”
“Un ciondolo?” Derek non
riconobbe l’oggetto, ma di nuovo avvertì quella sensazione di…
Odio! Ecco cos’era. Il cuore
batteva forte, il sangue rombava nelle orecchie, il lupo voleva essere libero
per saltare addosso al mostro ed ucciderlo, in nome di un odio così profondo
che gli sembrava di esserci nato…
A stento, lo Sceriffo ritrovò
il controllo.
Desiree, mortalmente seria,
disse, “La fede dei Carpenter ha radici antiche. È la fede di un essere vecchio
quanto il mondo. Il male che scorre nelle loro anime è lo stesso che quasi
portò i licantropi all’estinzione. Un male che ogni lupo cerca ancora di
combattere come fece decine di migliaia di anni fa. I Carpenter, signori, che
ne siano coscienti o no, sono legati a Set,
uno degli Dei Antichi. Uno dei più malvagi e potenti. Sono i candidati migliori
alla possessione degli Spettri.”
Derek fece un rapido conto
mentale. Il totale dei Carpenter purosangue, i diretti discendenti di Zeb…era
di dodici. Una coincidenza? Improbabile, se non impossibile.
“Come facciamo ad impedirlo?”
chiese Solomon.
La
donna scosse la testa. “Il Grande Spirito ci aiuti, ma la migliore soluzione
sarebbe colpire i Tredici Spettri adesso,
e lasciare che il loro ospite muoia, piuttosto che permettere loro di trovare i
membri della famiglia Carpenter.”
Bob atterrò al limite del
Giardino delle Anime Perdute -un nome adatto, per il settore del cimitero che
ospitava solo il peggio del peggio, i morti in disgrazia, coloro che in vita
avevano fatto l’impossibile per allontanarsi da ogni perdono, da ogni
redenzione.
Il terreno era incolto,
scabroso, coperto da uno strato di sabbia portata dal deserto. Lapidi rotte,
sbilenche, e fosse simili a gobbe, quando ancora emergevano dalla sabbia…
L’arrivo dell’Annichilatore fece ondeggiare qualche piccola duna e fece cadere
un paio di lapidi già in precario equilibrio.
Senza esitazioni, Bob si
diresse all’unica cripta del Giardino. A parte quello del Golem, i corpi di
coloro che ora erano i Tredici Spettri erano chiusi lì, nell’equivalente di una
solida cassaforte, per impedire che qualcuno avesse mai la sciagurata idea di
riesumare i resti dei più infami abitanti di Revelation.
Le due porte di solido acciaio
che costituivano l’ingresso della cripta erano fuse. Il calore era stato così
intenso che le pareti di granito massiccio erano semifuse a loro volte. Il
pavimento era ancora fumante e morbido. La causa di quel disastro si era
lasciata dietro enormi impronte di lupo ancora infuocate. Il calore era tale
che un uomo sarebbe svenuto sul posto.
Bob si ridusse di dimensioni,
in modo da potersi muovere agevolmente in quei corridoi che scendevano sempre
più verso il basso, simbolicamente verso il giusto inferno di quegli empi fra
gli empi…
Il calore aumentava. Il
terreno era quasi ridotto allo stato liquido, quando Bob giunse nella stanza
delle bare.
Se fosse stato un uomo, la sua
mente avrebbe vacillato.
Dennis Plugger, ancora nel suo
camice di ospedale, coperto di ferite da capo a piedi, piangeva e se ne stava
raggomitolato in un angolo, inerme.
Davanti a lui, stava una
visione mostruosa -non Cerbero il compagno d’avventure di O.Z. Chase, ma un
mostro di cane, alto tre metri al garrese, un demone dagli occhi fiammeggianti,
la testa cornuta e le lunghe zanne, e il pelo nero e ispido. La sua bava era un
acido che ad ogni goccia stillata corrodeva il pavimento d’oro.
Lui era Cerbero, il cane
infernale, e solo una cosa gli importava, ora.
Uccidere la sua preda.